Ivo Milazzo - Romics d'Oro XI ed.

Ivo Milazzo - Romics d'Oro XI ed.

 

L’arte, anche quella del fumetto, è spesso un mistero di equilibri, di forze contrapposte, di intrecci impenetrabili. Nel caso di Ivo Milazzo il mistero sta innanzitutto nel suo segno, così delicato. Sembra che Milazzo abbia rispetto della carta su cui disegna, che su questa al massimo spingere (con la matita, con il pennino, con il pennello) per fare una carezza. Senza inciderla, senza piegarla al suo volere. Addirittura cercando di “sporcarla” il meno possibile, per riguardo della materia su cui lavora e del suo stato originario. È per questo che non c’è che l’acquarello per colorare i suoi disegni. Perché l’acquarello è leggero, delicato, trasparente, sa unirsi ai segni neri senza sovrapporsi ad essi ed è un colore che può essere così discreto da mostrare ancora, sotto di sé, la carta su cui si stende. Nonostante tutta questa leggerezza, tutta questa sua delicata poesia, Ivo Milazzo riesce ad esprimere la forza di emozioni intense, di grandi momenti drammatici. C’è una copertina che mi fa impazzire disegnata da lui. Quella che ha disegnato per “Casa dolce casa”, l’episodio di Ken Parker pubblicato a colori acquerellati (di Marco Soldi) dalle Edizioni Lizard nel 2004. Bene. Di solito la copertina di un fumetto popolare cerca di attirare l’attenzione mostrando una scena di tensione, un momento topico dell’avventura, per esempio il protagonista in un momento difficile, emozionante, pieno di suspance. Certo, il personaggio nato dalla (meravigliosa) collaborazione con Giancarlo Berardi non è un eroe tradizionale, non è un pistolero, un ranger, un personaggio dalle molte certezze. Ken Parker ha un po’ la stessa attenzione nelle cose che ha Milazzo: ci va leggero, tenta di capire senza forzare le situazioni, a meno che non debba andare a Washington ad alzare la voce (quando ci vuole, ci vuole). Ma insomma, la copertina: vediamo Ken che guarda verso di noi. È fermo, sereno, felice, i suoi capelli sono scossi dal vento. I piedi poggiano sicuri sul terreno erboso. Accanto a lui un cavallo stanco ma tranquillo, che trasporta un fucile, delle coperte. Sullo sfondo un cavallo lontano, anzi, forse un mulo, mostrato solo dall’acquarello, che trasporta latri bagagli, altri strumenti necessari a chi va in giro per il nordamerica a caccia di animali. In primo piano due galline che scorrazzano tranquille. Non ci sarebbe neanche bisogno del titolo anche se, grazie a quello, tutto diventa chiaro, lampante. Fantastico: l’eroe ci vuole trasmettere la serenità. La stessa a cui tende in modo delicato il segno naturale di Milazzo. Credo che sia proprio questo il suo segreto: Milazzo riesce a disegnare così bene l’avventura e il dramma perché parte dalla consapevolezza che la leggerezza, l’armonia, la pace sono le emozioni migliori, le più grandi. Quelle che solo lui sa raccontare così bene.